domenica 28 agosto 2011

non fa male...non fa male...


come mio solito rifletto a posteriori sulle cose che mi succedono...

quando ero ragazzina, mi ero fissata nel guardare i film di "rocky balboa", li guardavo e riguardavo con i miei cuginetti, piu' piccoli di me...

non per lo sport, ma per la dedizione di quell'uomo, fisicamente tanto simile a  mio padre, culturalmente tanto simile alla generazione dei nostri genitori.
come mio padre, faceva le flessioni, si tirava su con un solo braccio ad un palo, boxava...
come mio padre, amava una donna e continuava a lottare per lei.... per un principio, fino ad arrivare con lei ,dal nulla alle stelle.
questo e' quello che mi avevano insegnato dell'onore di un uomo.



a febbraio, per motivi miei, tristi e personali, dopo tanti anni in cui avrei voluto farlo, scegliere di approcciarmi alla boxe e'  diventato una necessita'.
sono entrata in una palestra dove per difesa personale, ho convissuto, seppur per poco tempo, con il testosterone puro.
uomini, ragazzi, ragazzini e poche donne, molti di loro dagli occhi duri, di ghiaccio... occhi inquieti... che accennano sorrisi, solo per nascondere il vero perche' di quella scelta... in quella palestra girano pochi fighetti, quelli che lo fanno per dire "faccio boxe".

ed  ero li...io, la quinta essenza della figheta, con la mia borsetta di marca e i tacchi alti, mi sentivo una stupida. mi sentivo fuori luogo...
ma non ho mollato.
solo dopo poco, mi sono resa conto che in realta' ero come loro...
.. tradita da una parte della mia vita, da una parte di societa'... dall'amore.
a me, come a molti di loro, era stata rubata una fetta di vita.

io ero li, solo per dimenticare... ero li per non soffrire piu',  per difendermi dal mio stesso dolore... per non subire l'angoscia di una paura troppo grande per lasciarla nell'anima... quella di un uomo che mentre lo amavo e mi aveva fatto del male troppe volte, senza sapere  nemmeno lui stesso  il perche'...

sono entrata li dentro, convinta di imparare a colpire chiunque mi volesse fare ancora del male.
stavo a occhi bassi, freddi, duri...lacrime bloccate, capelli legati, sudore che accecava  gli occhi... cuore fermo, morto... chiuso nella gabbia della rabbia del dolore... della non  ammissione, della mancanza di coraggio... solo nell'ammettere l'ingiustizia della mia stessa paura... rabbia provocata dalla mia stessa dedizione, dal mio stesso perdono.

abitudine, per chi la provoca... abitudine per chi ci si abitua... tarlo... dell'anima e del cuore, che non permette altro che il dolore personale e gli incubi notturni e diurni di tanta delusione... quella di non riuscire a reagire, quella di sperare che le persone cambino, sapendo pero' in fondo all'anima,  che non cambiano mai.

sono passati mesi da quel giorno in cui, mettendomi i miei guantoni rossi, ho capito cosa avevo dentro...

era rabbia.
la stessa rabbia che sento oggi pulsare. ma oggi e' rabbia sana.

la rabbia di  troppe amicizie che mi avevano tradita, di amori che mi avevano deluso per la loro superficialita' e il loro egoismo, colleghi che avevano denigrato me, per elevarsi, deludendo la mia fiducia e il mio rispetto...rabbia per una vita di solitudine, fatta di viaggi ovunque, senza poter mai condividere le emozioni con qualcuno.... rabbia per essere derisa della mia ingenuita', per non essere stata creduta, solo per il mio aspetto visibile...
era rabbia per non aver avuto la liberta' di rimanere fragile... rabbia per non riuscire piu' a credere a nessuno mi dicesse parole bellissime solo per un rendiconto personale... rabbia per essere giudicata del nulla... per non aver fatto del male... mai.

parlando con mia mamma, le dissi che il mio cuore era del tutto privo di emozione... che mi stavo perdendo, stavo svanendo... la mia autostima era a zero, e soffrivo, sentivo un forte dolore in mezzo alla schiena... quello della disillusione... quella sensazione che in troppi occhi vedo trasparire.
quella che crea gli eserciti di morti che camminano... stereotipati e arrivisti per condizione mentale.


dare cazzotti a un sacco, o all'aria,  in modo forsennato, come una pazza, come un'ossessionata, perderci quasi i sensi, farlo di nascosto, stremata, senza quasi l'aria nei polmoni... sfogarsi contro un punto fisso, che racchiudeva occhi malvagi, parole urlate per uccidere, violenza, silenzi, disprezzo e invidia... puntare e colpire, fino a non sentirsi piu' le braccia... fino a sedersi a terra, sperando che quelle lacrime silenzione un giorno sarebbero riuscite a sgorgare e a lavare via tutto...

ho tenuto dentro troppo... come tutte le donne che tengono dentro troppo, per la paura di non essere capite.
per la paura di essere ulteriormente giudicate, anche fuori dal loro stesso dolore. giudicate  da quelli che si definiscono amici, da queli che ti assicurano supporto , svanendo come conigli nel bosco, di quelli che ti guardano e giudicano te, pazza... perche' accetti... senza sapere in realta' cosa accetti e perche' lo fai.
non dico che tutte le persone che subiscono, lo facciano per nobili motivazioni, ma molte si... io si.

oggi ne parlo, sapendo di essere arrivata ad ammettere la mia ingenuita'...  quella che mi illudeva  di poter  sperare di salvare chi lo chiede... la realta' e' che chiunque lo faccia  senza reale interesse, lo fa solo per il lusso e il gusto di sentirsi importante per qualcuno, buono, generoso, buono e affettuoso.
non amando... ma amandosi in un modo contorto e dannato.



oggi, mi difendo da me stessa... dalla mia ingenuita' e il mio cuore troppo grande... prima vivevo senza la pelle... con il dolore e le sensazioni vive, oggi, la mia pelle e' forte e non mi permette nemmeno di soffrire il tradimento di un'amica che si dichiarava tale, o per la la fine di una storia sbagliata...
non so chi leggera' queste parole,  se  mai le leggera' qualcuno... ma mi auguro di aver dato modo di riflettere, chi subisce o chi soggioga...
e vi dico questo:  e' un gioco che non dura per sempre.

finira'.

tu che subisci, un giorno avrai la forza di reagire al male, cosi' come chi fa del male, dovra' subire l' indifferenza di coloro che ha leso.

finira'.


e' il gioco della violenza psicologica... colui che tenta di distruggere, e' in realta' il piu' debole... poiche' dalla distruzione dell'altro, trae il suo godimento e la sua soddisfazione.
piu' alto e' il livello di perfezione della vittima, piu' soddisfacente e' la situazione di distruzione.

due sono i metodi per allontanare queste persone:
1. non essere piu' perfetti ai loro occhi. ma costa la perdita temporanea della propria pesonalita'
2. l'indifferenza alle loro azioni, fino all'ammissione delle loro stesse colpe.


la violenza psicologica non lascia segni visibili, ma e' la base su cui si poggia la violenza fisica... la piu' grande mancanza di rispetto dell'essere umano.

per assurdo, per chi ha subito, tropèpo e in silenzio,  boxare aiuta...  la rabbia va via, e rimane la consapevolezza. cosi', si respira meglio, fino a sentire di nuovo il battito minuscolo del  cuore.
solo a quel punto si  rinizia a piangere... a sentire lacrime vere... non quelle indotte dal sistema.

piangi, senza parole e senza parole,  chi ti capisce, semplicemente ti guarda, senza scappare.

il battito del cuore....all'inizio fa male  sentirlo cosi' lieve, ma come diceva rocky...NON FA MALE... DOPO UN PO', NON FA PIU' MALE... e torna a battere..

tanto da permettere di  dimenticare chi ha tradito l'amore , l'amicizia o il rispetto... da non sentire piu' nemmeno un piccolo dolore, se non quello di non essere stata nemmeno un po' utile.

ma questa e' un 'altra storia.

intanto io mi rmetto i guantoni... e combatto per la mia vita ringraziando chi ha avuto il coraggio di rimanere a guardarmi negli occhi mentre le mie lacrime cadevano, senza girare lo sguardo.

grazie per aver dimostrato tanto coraggio.

serena