sabato 8 maggio 2021

NELLA VITA DI BARBABLU' - Vivere con un narcisista patologico perverso che non vede gli Aquiloni

La cosa piu’ stancante è crederci,  

Passare del tempo sperando che le cose prendano la giusta direzione per poi rivederle planare giù come un aquilone senza il vento. 

Eppure un momento fa era la, in cielo e si librava colorato. 

Quel momento in cui una persona spera sempre di fissare nel tempo, ma che dura poco, troppo poco per restare indelebile nei ricordi, perché forse quella salita verso il cielo , non e’ mai stata la realtà.

Ci si fa l’abitudine al saliscendi, ma non si fa l’abitudine alla delusione di non potersi fidare mai. 

Ogni volta il vento cala per cose stupide, mai reali, storie vecchie, aridità  dichiarata, disattenzione conclamata, noia, però, al primo segnale in cui l'aquilone sta per cadere, il vento soffia di nuovo. 

Ma perche' vivere di saliscendi, quando si potrebbe avere una vita in cielo, tutta verso il sole? 

Cosa porta a vivere una vita in questo modo? La rabbia? L’incostanza? L’inquietudine… forse. Quell’ansia che spegne ogni colore, ogni forma di vita. 

È L’incapacità di vivere la bellezza della vita? È questa la grande maledizione? Quella di non essere mai felici nonostante le bellezze del mondo? Il bisogno di rimuginare un passato millantato troppe volte da crederci, più che vivere un presente radioso o in futuro di bellezza e affetto? 

Forse. 

E quindi? Quindi scattano le dinamiche di dissuasione, la ricerca ossessiva del cavillo per denigrare o il bisogno di svilire ogni esigenza o ogni momento di vita vera… 

Spegnere il sole diviene l’ unico bisogno per mettere tutti in una zona d’ombra, incollati al terreno. 

Forse perché quella zona d’ombra è una zona di comfort che non permette entusiasmi? I pericolosi entusiasmi per la vita è la bellezza dell'amore stesso? 

Cosa si è pronti  a sacrificare, pur di averne il controllo? A pensarci bene, questo bisogno di controllo e di sfuggire la responsabilità di vivere, non è già di per sè una morte emozionale?

La dolorosa assenza di vita interiore non permette empatia o comprensione nei confronti della gioia. E tutto questo viene compreso solo quando e’ tardi. 

E a questo punto necessità la sostituzione… paletti certi su cui innalzare un ego ormai leso, altri lembi di vita da unire alla collezione, per poter vivere e demolire ancora una volta, giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino a che la barba di Barbablù, esangue, stanca e priva di energie per fingere ancora, dovrà dichiararsi a se stessa.

E un quel preciso momento il macigno diventa insostenibile, le bugie diventano il palcoscenico che nessuno applaude più e subentra il terrore della solitudine, di implodere. 

Da lontano... qualche ricordo di una risata, frasi dette con allegria, calde come il sole,  spunta un aquilone che vola alto che ricorda momenti migliori, e la consapevolezza di aver perso se stessi dietro alle proprie gabbie di libertà. Di nuovo...

L’orlo di un precipizio che terrorizza da tutta una vita, ma che come abitudine, bisogno e masochismo, travestito da sadismo, diviene l’unica certezza di un regno in cui tutti sono stati gettati nel fosso come sacrificio a un unico Dio: La paura di vivere.

E davanti a questa paura, vola alto L’Aquilone,  che solitario si libra in aria felice nel cielo fatto di sol perché per chi non teme le zone d’ombra, la vita continua.

Per chi le zone d’ombra le tiene al guinzaglio, non c’è vita che possa fare paura.

( Serena Fumaria)